domenica 24 maggio 2020

Quanti ricordi nella canzone del Piave! Era il 1918. By Alessandra Cesselon

Quanti ricordi nella canzone del Piave! Era il 1918.
by Alessandra Cesselon

"IL PIAVE MORMORAVA...." 
Anche questa canzone, fa parte delle memorie collettive. Una musica e un testo che fino alla fine del 900, tutti conoscevamo. Una canzone patriottica, che sembra antica e obsoleta, ma che si cantava da bambini e da giovani con allegra baldanza. Non è una canzone di partito ma fu inno d’Italia fino al 1945.
Le vicende della prima guerra mondiale, sono tradotte qui dal famoso  compositore napoletano E.A. Mario, con il suo stile accorato e intenso. Si tratta in tre strofe importanti che sono un po’ un riassunto e un riepilogo  di storia.
In questa  versione musicale,  l’esecuzione canora è piena di retorica dell’espressione e della dizione che forse ci fa un po’ sorridere, ma ci fa ricordare un mondo passato nel quale valori e lotte cruente tra paesi, erano ancora drammaticamente  al centro della vita di tutti.  Le ultime vicende del virus Covid 19, ci fanno comprendere come le lotte sotterranee e transnazionali non sono scomparse, ma forse hanno solo cambiato forma. E di sicuro, comunque, non generano più accorate canzoni e belle melodie.


Dopo la prima settimana di novembre la gran parte dell'esercito si trovava ormai dietro al linea del Piave. La situazione però era ancora molto precaria: la riva destra, dalla zona del Montello fino alle sue foci, doveva essere completamente adattata agli scopi di una guerra difensiva in tempi molto ristretti. Gli austro-germanici erano consapevoli di questi problemi e premettero per approfittare quanto più possibile dello sbando dell'esercito italiano. Correvano voci, sempre più insistenti, che alcuni battaglioni francesi ed inglesi stessero per giungere per dare una mano a quelli italiani. Era perciò necessario affrettare i tempi: la speranza era di riuscire a spingere gli italiani fino all'Adige e al Mincio. L'11 novembre 1917 l'Arciduca Eugenio dispose di continuare l'avanzata ordinando alle armate provenienti dall'Isonzo di attaccare la zona del Basso Piave puntando verso sud-ovest (Venezia) mentre il I Corpo della Quattordicesima Armata (il Gruppo Krauss) avrebbe dovuto attaccare tra i corsi del Piave e del Brenta. Contemporaneamente vennero organizzate anche delle offensive sul Monte Grappa e sull'Altopiano di Asiago dove però il fronte non si era mosso dopo la Ritirata di Caporetto.
La resistenza italiana si dimostrò sorprendentemente solida e gli alleati tedeschi, dopo alcuni giorni di combattimenti, abbandonarono questa impresa.

I soldati italiani si trovarono molte volte in difficoltà ma riuscirono comunque a resistere in tutti i settori. Un reparto formato da alcuni reduci del fronte del fiume Isonzo e da Ragazzi del '99 riuscì non solo a respingere un attacco , ma addirittura a catturare un gruppo di 500 soldati austro-germanici. Seppur piccola, fu la prima vittoria dopo Caporetto.

 Da ascoltare  qui:    https://youtu.be/KS2omJCMpuk

giovedì 14 maggio 2020

"Tutti amiamo l'italia" - Musica e video - di Orchestra italiana del Cinema - by Alessandra Cesselon

Porto d'Anzio - Lazio
La musica di Piero Piccioni, compositore tra i più importanti del cinema italiano commenta questo video sulle bellezze del nostro paese.
Collegare le melodia con le immagini artistiche e naturali è uno dei modi più suggestivi per sottolineare due forme d'arte che diventano una, con il contrappunto dell'altra.
Questa è la sfida che ci propone la bella produzione di: "Tutti amiamo l'italia" -  Musica e video - di Orchestra italiana del Cinema. Una progetto di eccellenza e un monito per ripartire al meglio dopo i tempi duri del coronavirus.
Vedi  il mio articolo completo su Taxidrivers.
Alessandra Cesselon

https://www.taxidrivers.it/133926/latest-news/tutti-amiamo-litalia-una-nuova-interessante-produzione-dellorchestra-italiana-del-cinema.html  

martedì 12 maggio 2020

Fruscii elettrici - Racconto fanta/domestico/erotico by Giulio Emme

Fruscii elettrici  

Per un attimo ho pensato di sognare e che intorno a me una torma di scoiattoli rossi, non grigi, notoriamente yankee, avesse scatenato una delle loro sarabande al cadere delle nocciole per effetto di forti raffiche di maestrale.
 Mi sono svegliato di soprassalto e sono corso verso il fruscio li in fondo nel più profondo del bosco. Almeno così credevo di vedere, sentire, capire.
Niente di più sbagliato!
Nessun bosco e tanto meno scoiattoli. Rossi poi. ...
La cucina immersa nella penombra nascondeva gli sconci approcci degli elettropornodomestici
La lavastoviglie, sportello spalancato, cestini all'aria bippava e fumava quasi avesse fuso i relè
Nell'angolo opposto il frigo, con le spie acceso,min, ripresa, freezer, giaceva immerso nei residui dei suoi sciolti ghiaccioli . Esanime ...
Ho atteso un pò, poi sbirciando da dietro lo spigolo dell'anti - cucina, ho inteso chiaramente un sommesso bisbiglio provenire dal doppio servizio.
Con apprensione crescente ho strisciato sino al varco e li...immobile, protetto dal buio, ferito solo dai vaghi riflessi sulla parete dei led di quei porcaccioni, trattenendo il respiro, li sento..
B - oral, lo spazzolino elettrico, con voce rotta dall'emozione: "... Capisci, è riuscita! Ora chi potrà rimediare?"
Braun, il rasoio, notoriamente vecchio guardone infoiato: " ..Si, si, è lei! Sempre saputo che ci stava. Con tutti. Proprio con tutti. Basta una scossa e lei....fiuuuuuuuuuuu!"
 Agitava e roteava il suo cavo, lasciando poco all'immaginazione del vortice di passione che lo scuoteva.
Ho avuto terrore di ciò che si agitava dietro la siepe.

venerdì 8 maggio 2020

Il lago dove prima non era. Primo viaggio

 Racconto poetico. By Antonio Scatamacchia


Lascio che la fantasia navighi… tra quelle sponde sabbiose del fiume Tarim, nel deserto alle propaggini di KurukTagh, in quel lontano 1930, su due battelli scavati nei tronchi di pioppi, congiunti da tavole per la stabilità tra i flutti, concatenanti nei misteri dell’oblio di un territorio percorso da secoli da carovane di mongoli e cinesi a dorso di trasecolanti cammelli.
Quella striscia arsa di terra, che è stata ai tempi romani la Via delle Spezie, con la quale le ancelle condivano le carni e le sete che ornavano il petto delle matrone e le spalle. Riscoperta nel XII°secolo dopo periodi di oscuramento e silenzi di storia nei viaggi di Niccolò Polo e lo zio Matteo, con il piccolo Marco, e di Marco, solitario, a raggiungere il Gran Kubilai Khan, è apparsa, dopo sotterramento di immagini e ignoranza di terre, ai nostri giorni.
E si scava, tra Mese e Jardang, la strada della solidarietà tra berberi, nomadi turchi mongoli ed esploratori Chen. Sui passi di quel viaggio ripetuto più volte dallo studioso svedese SvenHedin vado alla ricerca del lago errante tra sabbie e paludi del deserto di Lou-lan, dove tramonti infocati e smerigli incastonati nei profondi azzurri, in uno sfociare di canne e  tamarischi, coprono la sponda per navigare all’ignoto e poi rifiorire in un aperto immenso, dove il cielo si confonde con la terra all’orizzonte e gli orizzonti nel vuoto dell’immenso deserto.
Il viaggio scopre ancora le antiche vestigia di un mondo sommerso di principi e servi, di contadini e pastori, di anatre e cigni, di cammelli selvatici, cinghiali e lupi in una atmosfera percossa da turbinii d’aria e rovinose discese, di torbide folate di sabbia e terse incontenibili visioni, piramidi di pietre a traguardare per i mercanti la via a non smarrirsi  in quel vuoto immenso.
E a giorni di quiete, dove l’andare per acquee terre fa sognare vicina la riva si alternano delusioni quando l’emissario che percorro s’inabissa in paludi con bassifondi di sabbia, sì che i battelli spinti da remi s’arrestano e si è costretti a trascinarli per strade fangose tra tempeste di sabbia che trovi tra i capelli, negli occhi, fin dentro le scarpe e fatichi a distinguerti da quell’urlo senza sosta che costringe gettarti a terra.
E per impervie salite accecate dal sole percorri quell’habitat secco dove si ergono enormi scalini di sabbie e dure rocce di sale, che solo la voglia del lago dà motivo alla lotta.
Così procedo, finché il caso e la sorte intravedono un altro canale circondato da tamarischi che scorre di lato al corso del fiume…

6 maggio 2020


Primavera 2020 - Pensiero di Damiano Zignani

Primavera 2020:
La stagione favorisce l'amore, ed esso si nasconde, entra in profondità e tenta di ribellarsi, e il più delle volte ci imbavaglia e ammutolisce. E' una primavera florida e tranquilla. Rigogliosa. la Natura non ha fatto altro che quello di sempre, mentre noi eravamo avvolti dal lenzuolo degli appestati. E dopo, l'estate...Saremo in grado di riconoscerci, rivedendo il film del sogno che si ripete, sempre lo stesso ma sempre diverso, dell'abbandono lustrale del corpo e della mente..?
(René Magritte - Les Amants)

martedì 5 maggio 2020

Per chi sa a memoria "Il cinque maggio" di Alessandro Manzoni - By Alessandra Cesselon

 5 maggio 2020, "Il cinque maggio" di Alessandro Manzoni

Un pensiero va oggi, 5 maggio 2020, a questa ode/poesia che fu scritta da Manzoni nel 1821 in occasione della morte di Napoleone Bonaparte, allora esule a Sant'Elena.

Generazioni di studenti non possono dimenticare questo canto di dolore e di storia. Chi oggi lo impara a memoria come noi alunni di ieri?
Forse non molti, anche se, come altre poesie memorabili, rappresenta forse l'ultimo brandello di patrimonio orale. La memoria comune di un testo, peraltro di grande valore artistico, ha la valenza di consentire la percezione di una sorta di unitarietà nazionale per tante persone che si fregiano di essere italiane. Chi si è trovato a declamarlo, da solo, insieme in gruppi di amici o addirittura nelle serate Scout, può capire il senso di una didattica unificata in ogni regione e, in virtù di essa, dell'emozione del condividere.

Modernità di Manzoni
L'intento del testo di Manzoni non era di esaltare l'imperatore, ma di sottolineare la sua importanza nella storia passata, non a caso inizia con "Ei fu", come a prendere le distanze dal contemporaneo.
Il ritmo di questa ode è eccezionale, chi non ricorda il suo incedere incredibilmente ritmico e galoppante, come una cavalcata. Gli ottonari e settenari, sono così! Un inno evocativo ed emozionante, adatto a essere letto, ascoltato con una buona recitazione, ma anche cantato come una ballata musicale e anche, incredibilmente, come con un rap.

(Ascolta versione rap di Zen Remix:  https://youtu.be/x9pwtX_Q8pw)

Ma anche quel testo nasceva in un periodo in cui la libertà di un artista/scrittore non era affatto scontata. Il Manzoni, che non era uno sprovveduto, ebbe la prudenza di preparare ben due esemplari del testo, che doveva essere presentato agli austriaci per sottoporlo alla censura. In effetti, uno dei due, fu trattenuto dal censore, mentre l'altro fu fatto circolare in forma manoscritta, anche al di fuori del Regno Lombardo-Veneto. Così Alberto Chiari:[6]
«È risaputo che il censore Bellisomi in persona, con gesto di gran riguardo si recò dal Manzoni a restituirgli una delle due copie inviate per l'approvazione, pregandolo che ritirasse la sua richiesta, ma che nel frattempo la seconda copia rimasta in ufficio, era uscita ben presto di là, e copiata e ricopiata s'era diffusa tanto largamente che esemplari manoscritti ne pervennero al Soletti in Oderzo, al Vieusseux in Firenze, al Lamartine in Francia, al Goethe a Weimar per ricordare solo i casi più illustri»
Il cinque maggio ebbe vastissima eco; tra gli ammiratori principali vi fu lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che tradusse l'ode nel 1822 per poi pubblicarla nel 1823 sulla rivista «Ueber Kunst und Alterthum», IV/1, pp. 182-188: Der fünfte May. Ode von Alexander Manzoni.

Vedi Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_cinque_maggio#cite_note-6

Numa Pompilio e la Ninfa Egeria - Racconto poetico di Damiano Zignani


Che magico incontro quello tra Numa Pompilio, il secondo Re di Roma, e la Ninfa Egeria. Un amore sbocciato nella Valle della Caffarella, dopo che il Re avendo un po’ esagerato in libagioni per la festa del suo compleanno, si era addormentato nel Bosco Sacro; era una notte di luna piena. Quando al mattino si risvegliò, si accorse che aveva poggiato la testa sopra un gruppo di bianche Calle, ma che una di esse un po’ più staccata dalle altre mostrava segni di avvizzimento. Il Re volle ristabilire l’equilibrio e dopo avere bevuto un po’ dell’ acqua che sgorgava dalla fonte lì nei pressi , per ristorarsi e svegliarsi meglio dal suo torpore, ne versò  un po’ sopra il fiore usando sempre la sua coppa, con cui aveva bevuto il vino la sera prima . Poi raccolse le sue cose e fece per andarsene, e si accorse nel frattempo che la Calla aveva già ripreso freschezza e se ne stupì molto. Stava quindi incamminandosi verso la reggia, quando ad un tratto una voce cristallina di una dolce fanciulla che proveniva  dietro di lui  lo chiamò: “Oh mio Re, o mio grande Signore…!” Numa sorpreso e incredulo si voltò e la vide, e interrompendola  le disse:” Oh per Giove , i miei occhi vedono una meraviglia mai vista in forma umana, che nemmeno la bella Dea di Cipro potrebbe esserle pari, chi sei tu che vieni improvvisamente a illuminare i miei occhi?” E lei rispose: “ Oh mio Signore, il mio nome è Egeria, e non saprò mai come e quanto ringraziarvi , mi avete ridato la freschezza delle mie compagne, già mi sentivo vecchia e cadente…Io vivo qui nella Valle e non posso sdebitarmi che con la mia presenza…Se volete potrò farvi compagnia quando e come volete, vi racconterò tante storie di uccelli e alberi che qui da millenni vivono in armonia con il fiume Almone”. Lui dolcemente le prese la mano e l’accarezzo lievemente sul viso,  senza rispondere l’accompagnò alla fonte da cui aveva preso l’acqua e poi disse: “Se vuoi potremo darci appuntamento qui di notte ad ogni plenilunio.” La fanciulla sorrise e annuì col capo, le porse i sui omaggi salutandolo e poi tornò dalle sue compagne a riposare sull’erba fresca. Da quel giorno nacque il loro Amore perché  ad ogni luna piena i due amanti si diedero in quel luogo sempre appuntamento. Passarono i secoli e la fonte dell’acqua, che assunse il nome della Ninfa: Egeria, continuò ad essere di sollievo e freschezza  per chiunque stanco e assetato li si fermasse a riposare…