by Antonio Scatamacchia
Negli scavi relativi nelle nostre origini, quando la
terra era non inquinata, sono stati trovati, ominidi non tanto dissimili dai
contemporanei. La ricerca ha portato al ritrovamento dell’ Homo Naledi, Sud Africa, circa
320.000 /260.000 anni fa. Ci troviamo di fronte a una lenta evoluzione che ha portato all’Homo Homo Sapiens che ha percorso i millenni attraverso
un filone parallelo con una progressione sintomatica e preordinata della natura
veramente straordinaria. L’Homo Naledi presenta faccia appiattita e
prominente, capacità cranica bassa, dita ricurve tali da includerlo nel genere
Homo Habilis, nella stessa epoca in cui era presente in Europa e in Asia l’Homo
Ergaster. Durante questo periodo storico sono state trovate tombe dove era
evidente la cura dei defunti. Questo ci fa comprendere come già a quell’epoca
ci fosse un rito di sepoltura. Forse da quel ceppo è rimasta a noi, attraverso
la cultura egizia, poi latina ed etrusca, la dedizione e le onoranze dei nostri
defunti. Purtroppo ora in questo periodo di Coronavirus questa dedizione in
parte la stiamo perdendo per necessità.
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